Blaubart Blue_DEOS//GIOVANNI DI CICCO

BLAUBART BLUE

Musiche: Bèla Bartók
Coreografie: Giovanni Di Cicco
con: Angela Babuin, Cristina Banchetti, Emanuela Bonora, Melissa Cosseta, Giovanni Di Cicco, Maria Francesca Guerra, Barbara Innocenti, Erika Melli

in collaborazione con Teatro dell’Archivolto e la Fondazione Teatro Carlo Felice
La nuova creazione Blaubart Blue si ispira all’unica opera lirica di Bèla Bartók, “Il castello del duca Barbablù”. La sfida coreografica è quella di rispettare la complessa partitura musicale e l’intima costruzione drammatica dell’opera di Bartók, traducendo liberamente l’oscuro percorso interiore del protagonista.
Le stanze del castello rispecchiano la geografia inconscia di Barbablù. Nel regno della sua memoria crudele s’affollano apparizioni spettrali di donne, fantasmi o proiezioni, che convivono senza mai vedersi, intrappolate in uno stesso delirio.
Judit, sua ultima moglie, specchio di un impossibile desiderio d’amore, insiste per aprire le porte del suo io segreto e addentrarsi fino in fondo al suo animo. Ma dopo aver aperto l’ultima porta, sarà inghiottita dalla notte.
Nel silenzio della morte imminente, la solitudine di Barbablù resta l’unica vera presenza, inevitabile come una condanna.

Il castello del duca Barbablù
opera in un atto di Bèla Bartók
su libretto di Béla Balázs

Nel 1911 Bartók scrisse Il Castello del Duca Barbablù (A Kékszakállú herceg vára) in collaborazione con Béla Balázs, un importante teorico del cinema del novecento, che si occupò della stesura del libretto. Dopo il prologo declamato da un bardo, al levarsi del sipario entrano in scena Barbablù e sua moglie Judit. Il loro dialogo continua nell’oscurità, davanti alle mura del castello del duca. La donna che ha abbandonato tutto per seguire l’uomo amato desidera portare luce e calore nel castello senza finestre. Il castello acquista una dimensione umana: le mura “lacrimano e sospirano, le fondamenta tremano”.
Judit decide di aprire le sette porte nere ed insiste fino a ottenere le chiavi delle sale segrete. Nell’aprirsi, le prime quattro porte svelano la camera della tortura, quella delle armi, la sala del tesoro ed il giardino segreto. La luce inonda progressivamente il castello e Judit vede che le pareti, le armi, i gioielli e anche i fiori sono macchiati di sangue. La donna non riesce a liberarsi da un cattivo presentimento, ma non si ferma: apre la quinta porta ed entra nel regno splendido del duca. Barbablù, orgoglioso e felice, sta per abbracciare sua moglie, ma la donna nota che il magnifico paesaggio è ombreggiato da nuvole rossastre. Malgrado la protesta di suo marito, lei spalanca anche la sesta porta che dà sul lago bianco delle lacrime. Resta da svelare l’ultimo segreto del castello misterioso. L’uomo rifiuta con sempre maggiore fermezza, ma è costretto a cedere perché la donna crede di trovare dietro la settima porta i cadaveri delle precedenti mogli. All’apertura dell’ultima porta si vedono tre belle donne che vivono nel ricordo di Barbablù: sono le donne dell’alba, del mezzogiorno e della sera. Barbablù avvolge la sua quarta moglie in un manto scuro stellato. Judit, la donna della notte, prende posto accanto alle altre tre compagne nel regno della memoria. Nella scena finale dello spettacolo la settima porta si chiude, l’uomo di ritira nella solitudine mentre il suo castello sprofonda nell’oscurità.

La compagnia DEOS, in residenza presso la Fondazione Teatro Carlo Felice di Genova, è formata da un Ensemble di danzatori diretti dal coreografo Giovanni Di Cicco.

DEOS svolge un lavoro costante all’interno della Fondazione Teatro Carlo Felice dal gennaio 2013, partecipando alle opere e alle commissioni artistiche del Teatro.

In pochi anni Giovanni Di Cicco firma per DEOS gli spettacoli Pulcinella, Un tango per Violetta, Frammenti sotto un affresco, per il Festival della Scienza, Relâche (in collaborazione con Amat_circuito teatrale delle Marche) e il musical Mitico per la stagione ragazzi.
Inoltre realizza coreografie concepite per spazi urbani La tempesta, Sottosopra, Menodramma Dry, MM-Microcosmo Mozart, Scrittura per un corpo indefinito.

Fanno parte del repertorio DEOS: Carmen, Partita sull’aria, La mazza, Gesti a sud del futuro, creati da alcuni danzatori della compagnia che hanno un proprio spazio autoscale.